Disturbi alimentari nella visione di Yoga e Āyurveda

Disturbi alimentari nella visione di Yoga e Āyurveda | Ayurvedic Point©

a cura di Dr. Antonio Morandi – Carmen Tosto

Con il termine generico di “disturbi alimentari” si entra in un mondo vasto e dai confini non sempre ben definiti; parole come “bulimia, anoressia, obesità” fanno ormai parte del linguaggio comune e spesso vengono confuse o mal interpretate.

Sono patologie abbastanza “recenti” o meglio è recente il loro amplificarsi e la conseguente evidente visibilità su larga scala. Nei più antichi testi classici dell’Āyurveda, in particolare nella Charaka Samhita, vi è un interessante capitolo (Sutrasthana XXI) intitolato “Otto condizioni indesiderabili” ove vengono prese in esame le condizioni definite “nindita” ovvero criticabili, non perché siano buone o cattive in sé ma in quanto estreme.

Gli estremi non garantiscono mai il mantenimento dell’equilibrio.

Nel testo l’attenzione si pone subito su due grandi temi: i problemi del peso (obesità e magrezza) ed il sonno con i suoi disturbi; fra le otto condizioni trattate in questo capitolo “la corpulenza e la magrezza eccessiva sono le più indesiderabili”.

Sonno e nutrimento (Charaka menziona anche la castità, brahmacharya) vengono trattati insieme in questo capitolo poiché rappresentano i pilastri della vita e garantiscono nel loro equilibrio lo stato di salute.

La via della moderazione è sempre stata l’indicazione principe; in ambito yogico nel cap. V della Gheranda Samhita viene detto1:

Chi intraprende la via dello Yoga senza seguire una dieta moderata contrae varie malattie e non progredisce affatto

ed ancora

…si eviti di mangiare una sola volta al giorno e di non mangiare affatto…

La nostra relazione col cibo nel corso del tempo è cambiata, la mancanza di consapevolezza, la scarsa attenzione, i condizionamenti, ci portano a compiere scelte affrettate, spesse volte inopportune.

L’Āyurveda, la Medicina Tradizionale Indiana, considera la mente come parte integrante e non scindibile dell’essere vivente. Corpo, mente e anima sono stadi diversi di uno stesso sistema interrelati e comunicanti fra loro. Fondamentale è la relazione con l’ambiente e quindi un equilibrato uso dei sensi che forniscono all’organismo le informazioni più adeguate così che la nostra fisiologia possa reagire e rispondere agli stimoli ricevuti.

Tale relazione determina la struttura psicologica individuale e conseguentemente la salute psicofisica, la struttura e l’equilibrio generale dell’organismo.

In Āyurveda, la causa principale di malattia risiede nella Prajnaparadha o errore dell’intelletto, ovvero ciò che altera le nostre percezioni deviando le necessità individuali verso oggetti non adeguati. Ciò porta l’organismo ad una progressiva trasformazione, una sorta di adattamento in relazione a questi oggetti non consoni e che va poi a tradursi in quello che comunemente chiamiamo disturbo e conseguentemente malattia.

Su questa base deriva l’osservazione che il corpo materiale altro non sia che lo specchio simbolico dello stato mentale. Un’idea, un pensiero, possono trovare in una determinata parte del corpo la propria sede più adatta e lì si collocano determinandone la trasformazione. Ad esempio un evento psichico non metabolizzato troverà la sua identificazione in una parte della forma fisica che sarà legata alla funzione specifica del metabolismo e si manifesterà in alterazioni degli organi deputati alla digestione ed alla loro funzione.

Nel caso dei disturbi alimentari l’errore dell’intelletto (Prajnaparadha) porta ad una frattura fra la percezione del sé mentale e del sé fisico determinando un’alterazione dello schema corporeo generale.

In Āyurveda si determina l’attitudine psicofisica individuale ossia la natura dell’individuo, chiamata Prakriti, se ne definisce poi la sua deviazione, detta Vikriti e, bilanciando i Dosha (le tre energie primarie secondo l’Āyurveda), si trattano contemporaneamente mente e corpo attraverso rimedi che includono anche scelte e cambiamenti nella vita, soprattutto nella sua percezione.

Già negli antichi testi di medicina ayurvedica, veniva data enfasi, nel trattamento dei disturbi alimentari, non solo agli aspetti terapeutici veri e propri ma anche nel creare un ambiente esterno adeguato, correggere gli stati mentali, compiere le giuste azioni, provvedere al necessario sostegno morale.

Nelle cause dell’eccessiva magrezza vengono fra le altre menzionate:

l’eccesso di attività, i dispiaceri, la collera.

E fra i rimedi viene consigliato di coltivare:

il sonno, la contentezza, il riposo della mente, la quiete, l’astensione dal lavoro mentale, l’astensione dall’esercizio fisico, aumentare la vista di cose care2.

Gli approcci terapeutici quindi sono vari ed articolati, le componenti psicologiche e comportamentali vanno tenute nella massima considerazione.
Il cibo e le sue relazioni ha implicazioni e valenze simboliche primarie ed ogni squilibrio in Āyurveda si manifesta individualmente con caratteristiche proprie e come tale va considerato e trattato nella sua unicità. Attraverso le patologie legate ai “disturbi alimentari” cambiano radicalmente la forma del corpo e della mente, e quello che viene reso visibile al mondo esterno serve a richiamare l’attenzione. Il corpo viene spesso “usato” come una sorta di “arma” nei confronti delle persone legate negli schemi affettivi dei pazienti.

Lavorare quindi sul corpo, lavorare sulla mente, trovare il punto di frattura e da lì ripartire. Oltre alle prescrizioni mediche vere e proprie ed al necessario supporto psicologico, possiamo avvalerci e di nuovo attingere alle antiche preziose e sempre vitali acque del mondo dello Yoga.

Se ben osserviamo nell’ambito classico e puro dello Yoga ogni cosa è già stata esplorata e descritta: l’indagine psicologica, lo studio di sé, la percezione del mondo degli oggetti ed il loro legame con gli organi di senso, la purificazione del corpo e della mente, la via della moderazione, l’osservazione della natura e dei suoi intimi equilibri…

Occorre trovare la giusta via per poter applicare al meglio i principi e le tecniche dello Yoga nel trattamento degli squilibri.

La conoscenza dell’Āyurveda e dello Yoga insieme, portano ad uno sviluppo particolare ed interessante nell’ambito terapeutico, poiché è possibile trovare le pratiche più adatte secondo la lettura ayurvedica della Prakriti (la natura individuale), la sua deviazione (Vikriti) ed il bilanciamento adeguato ed armonico dei Dosha e dei Vayu.

 

Come previsto dalle tecniche di AYT© (Āyurveda Yoga Therapy)3vi è uno studio attento di ogni asana, non solo negli aspetti apparentemente più superficiali e facilmente osservabili, ma nella loro struttura energetica profonda attraverso quindi una chiave di lettura ayurvedica ed un’indispensabile valutazione delle valenze simboliche.

Nei disordini alimentari quali anoressia e bulimia, pur percorrendo strade diverse, gli squilibri importanti sono soprattutto a carico di Vata, Pitta ed Agni nelle loro relazioni. L’attenzione deve essere mantenuta sulla percezione corporea e sul contatto con l’elemento Terra che, pur in modi diversi, ogni asana propone. Il riequilibrio dell’elemento Fuoco, deve essere delicato, non deve esservi sforzo che possa richiamare l’attenzione in superficie ma al contrario vivere ogni asana nella sua apparente semplicità ma consapevoli della profonda forza che esprime.

 


Insegnamenti sullo Yoga (Gheranda Samhita) a cura di Stefano Fossati - Magnanelli Editore
Charaka Samhita, Sutrasthana cap.XXI, versi 11,12,29 
3 AYT©Āyurveda Yoga Therapy è una tecnica messa a punto dagli autori dell’articolo.
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Author: ayurvedicpoint