Snehana, l'oleazione in Āyurveda

Snehana l'oleazione in Āyurveda

Natura e Benessere n.24 – pag. 57/60 (2007)
a cura di: dr. Antonio Morandi, Carmen Tosto

Il corpo intero è fatto di sostanze untuose e tutta la vita dipende da esse — Sushruta Samhita, Cikitsa Sthana. XXXI

In India viene da sempre fatto un abbondante uso di sostanze oleose in varie forme e modalità, dagli usi personali e domestici, agli impieghi più sacri nei templi. Non c’è donna indiana che non usi fragrante olio di cocco sulla testa ma, oltre all’innegabile effetto estetico di ottenere splendidi capelli luminosi, l’oleazione quotidiana della testa ha altre importanti applicazioni.

In Āyurveda l’oleazione di corpo e testa è prevista nella routine igienica quotidiana (chiamata Dinacharya) e, nel testo classico ayurvedico Caraka Saṃhitā, viene detto:

Se una persona pratica regolarmente il massaggio d’olio, il suo corpo non risente di ingiurie o del lavoro più duro. La sua struttura fisica diventa forte, flessibile ed attraente. Mediante questa pratica il processo dell’invecchiamento è rallentato— C.S. Su.V, 88-89.

Caraka definisce e chiarisce anche i meccanismi attraverso cui il massaggio esercita il suo effetto.

Vata domina nell’organo di senso del tatto, e quest’organo ha la sua sede nella pelle. Il massaggio è di gran beneficio per la pelle; perciò andrebbe praticato regolarmente — C.S. Su.V, 87.

Sneha è il termine usato in Āyurveda per indicare tutti i tipi di sostanze grasse e secondo i testi il “veicolo grasso” può provenire da quattro differenti fonti:

  1. taila – olio proveniente da semi o varie altre parti della pianta.
  2. ghrita – ghee raccolto da latte di differenti animali
  3. vasa – grasso di derivazione animale
  4. majja – midollo osseo

Mahasnehana è il nome della composizione a base di tutti e 4 i tipi di grasso in proporzioni uguali. Per il massaggio, l’olio è il migliore, per l’uso interno, il Ghee.

È chiamata Snehana la terapia dell’oliare, ungere, lubrificare e carezzare il corpo esterno ed interno.
Questa parola deriva dalla radice snih che significa “aderire, essere attaccato, avvolgere” ma significa anche "voler bene, provare amore, sentire affetto per….”. Con tale significato ci si riferisce all’amore meraviglioso e all’immensa tenerezza che appartiene allo spirito essenziale insito nella natura umana.

La terapia Snehana aiuta a rivolgere l’attenzione a questi sentimenti così profondamente radicati nella natura umana ed a risvegliarne le memorie cognitive.
È considerata una sadhana (pratica) amorevole che consente al complesso di corpo/mente/spirito di ritrovare flessibilità e memoria cognitiva.

Snehana è considerata una sorta di sacra alleanza fra le sostanze oleose e le qualità possedute dalle erbe che sono così portate in profondità nei tessuti attraverso la pelle.
Tali qualità così veicolate formano un’equilibrata sinergia che aiuta il corpo ad espellere gli elementi negativi e riapre i canali, lubrificando i percorsi della memoria; Snehana riapre i canali attraverso cui fluiscono le energie e le informazioni, ristabilendo le corrette relazioni interne.
Se il corpo è ben oleato attraverso l’uso interno o esterno di sostanze oleose, si avrà un corpo più liscio, morbido e compatto. L’oleazione allevia Vata Dosha ed aiuta nell’eliminazione dei prodotti di scarto. Questa terapia è eccellente anche per promuovere i processi digestivi ed il metabolismo.

Nonostante gli indubbi benefici però esistono particolari controindicazioni e comunque non è consigliata a tutti per es. in caso di Kapha Dosha aggravato, una pratica di oleazione non è mai indicata.

In Āyurveda la terapia Snehana è usata per la lubrificazione interna ed esterna del corpo ed è parte integrante delle importanti fasi di preparazione al Panchakarma (insieme di procedure terapeutiche atte all’eradicazione delle tossine ed al ripristino dell’equilibrio ottimale dei Dosha).
La funzione degli oli nel Panchakarma, oltre all’effetto terapeutico specifico, è quella di fornire all’organismo la “qualità” necessaria allo scollamento ed alla mobilizzazione delle tossine (Ama). Le tossine più pericolose sono essenzialmente lipofile ed aderiscono alle membrane lipidiche dei tessuti alterandone funzione e funzionalità. Nel Panchakarma una delle funzioni dello snehana sia interno che esterno è quindi quello di fornire un mezzo lipidico puro che può assorbire, in competizione con la lipofilia delle membrane, le tossine (Ama) e quindi favorirne l’espulsione.
La pratica di Snehana può essere usata anche come attività indipendente per alleviare lo sbilanciamento dei Dosha.

Di fatto, qui in occidente, viene chiamato in maniera impropria “massaggio ayurvedico” ciò che si riferisce in realtà ad una tecnica di “oleazione” vera e propria, con applicazioni e modalità specifiche e che vede la sua vera ragione d’essere solo se inserita nel contesto di una terapia ayurvedica.
Le qualità (Guna), l’azione (Karma) e la potenza (Virya) delle sostanze oleose medicate sono fondamentali nella corretta applicazione della terapia.
La preparazione di un olio ayurvedico è estremamente complessa ed occorre particolare cura e rispetto delle regole, tradizionalmente generazioni intere di famiglie si tramandano ricette e formule speciali. Tutto è da sempre eseguito secondo le indicazioni degli antichi e classici testi ayurvedici, tutto è già così perfetto avendo superato la prova del tempo attraverso migliaia d’anni d’esperienza.

Per la preparazione servono per es.: kalka (polvere o pasta d’erbe), sneha (il veicolo grasso) e drava dravya (sostanza liquida). I processi di preparazione, così come la natura degli ingredienti sono diversi, ma il metodo principalmente usato è simile al processo di decozione.
È esperienza non comune ed estremamente affascinante poter osservare il processo di preparazione di un olio ayurvedico. Negli ambiti tradizionali ogni gesto segue regole ben codificate, dalla raccolta delle erbe più indicate (secondo stagioni e condizioni metereologiche precise), alla selezione e preparazione degli ingredienti e materiali d’uso più adatti, fino alla ”cottura” vera e propria.
Chi prepara e segue la “cottura dell’olio” non lascia mai la sua posizione, e continuando a mescolare ne osserva con attenzione tutte le fasi: dall’evaporazione delle sostanze acquose, alla separazione dei materiali più grossolani che prendono forma e consistenza diversa secondo lo scorrere del tempo. Ogni passaggio è seguito con cura, la “nascita” dell’olio deve essere perfetta.

Tutto avviene grazie al potere di trasformazione del fuoco, Agni, che distrugge, digerisce, crea, riconverte. Il concetto di Agni è un concetto quanto mai vasto, che ha le sue radici nei Veda e nei Darshana e ha delle implicazioni importantissime per quanto riguarda la salute dell’individuo secondo l’Āyurveda. Agni è il Dio mediatore per antonomasia, colui che trasforma i doni dell’uomo, attraverso il sacrificio, in offerta agli dei.
È bellissimo ed emozionante osservare come da una base originaria in cui tutti gli ingredienti sono messi insieme in una sorta di “disordine” di forme, colori ed odori, il potere di trasformazione di Agni estragga, secondo passaggi ben definiti, la forma più pura dell’olio così come noi lo vediamo emergere ed affiorare nella fase finale, con la sua limpidezza, profumo e colore che gli è proprio.

Da tale lungo ed elaborato procedimento si ottengono tre diversi prodotti caratterizzati da tre stadi di “cottura” diversi: cottura leggera, media ed intensa. Gli oli così ottenuti sono specificatamente indicati: per usi interni od esterni, per applicazioni nasali, per il massaggio del corpo, per il massaggio della sola testa e così via.
Inoltre gli oli medicati possono essere “cotti” più volte: 7, 14, 21 fino a 101 volte (alcuni processi di rimedicazione possono anche richiedere un mese o più di lavoro). Il prodotto finale è molto particolare, estremamente concentrato, viene usato nel trattamento di patologie complesse o durante la pratica del Rasāyana (terapia di Ringiovanimento cellulare profondo).

Moltissime sono le erbe utilizzate nella preparazione di un olio ayurvedico e le scelte spaziano in un panorama vasto e complesso. Possiamo trovare per esempio nella composizione di un olio classico quale il Narayana Taila, 29 ingredienti più la base oleosa. La selezione delle piante usate però si muove in accordo con i principi ayurvedici e non con i parametri che noi di solito qui in occidente utilizziamo.
Generalmente le piante con qualità astringente sono note per la loro azione vulneraria, che esercitano in conseguenza della loro opera di disidratazione dei tessuti; ed hanno anche proprietà antinfiammatorie in virtù della loro energia raffreddante. Le piante dolci invece sono usate per il loro effetto calmante ed ammorbidente sulla pelle ed il loro effetto nutritivo sui tessuti. Anch’esse hanno un’azione antinfiammatoria grazie alla loro energia raffreddante. Le piante amare sono usate esternamente per la loro forte azione antinfiammatoria e la loro natura molto fredda, la loro azione refrigerante sulle ustioni, l’azione antisettica o antibatterica e le proprietà antipiretiche.
Una gran quantità di erbe pungenti sono adatte agli usi esterni poiché promuovono la circolazione locale, fanno maturare gli ascessi e provocano la suppurazione. Inoltre hanno un’azione decongestionante e talvolta, anche analgesica.

Di solito l’olio di base più usato è quello di sesamo, ma secondo le indicazioni sono utilizzati anche olio di cocco, di senape, di ricino, ma è possibile anche usare grassi di derivazione animale.
Secondo l’Āyurveda la sostanza oleosa utilizzata per esempio per il massaggio ha un’azione che non è confinata alla sola pelle. L’olio e le sostanze che vengono “cotte” insieme con questo, penetrano attraverso la pelle e raggiungono i differenti elementi tissutali del corpo.
L’olio medicato utilizzato per esempio per il massaggio, rimane nella pelle per trecento secondi circa e poi gradualmente aderisce e permea tutti i tessuti (Dhātu) Ogni tessuto in Āyurveda trasforma e converte grazie di nuovo al potere di un particolare tipo di Agni (Dhatu Agni) e passa l’informazione al tessuto successivo in una sorta di catena di nutrimento continuo.
Gli oli medicati agiscono quindi su tutti i tessuti ma soprattutto su plasma, sangue e tessuti muscolari; aumentano le capacità digestive del corpo e dei tessuti attivando la forza di Agni. Agiscono primariamente sulla pelle, il sangue, polmoni e colon e, attraverso il colon, hanno effetti sul sistema nervoso.
Ciò fa comprendere quanto sia importante una buona conoscenza degli oli ayuvedici, agenti terapeutici a tutti gli effetti, del loro potenziale applicativo e del loro corretto utilizzo nel riequilibrio del complesso corpo/mente secondo i principi dell’Āyurveda.

 

Dr. Antonio Morandi Medico Ayurvedico | Ayurvedic Point©, Milano

Dr. Antonio Morandi

Direttore della Scuola Ayurvedic Point


Medico, Neurologo ed Āyurveda Vaidya (Āyurveda Academy, Pune, India - Joytinat International College of Āyurveda), è co-fondatore, assieme a Carmen Tosto, di Ayurvedic Point di cui è Chairman e Direttore dal 2002 della Scuola di Āyurveda “Ayurvedic Point”, certificata ISO 9001:2015 e il cui Corso per Tecnici è qualificato secondo la normativa UNI 11756:2019. Il Dr. Morandi è anche Presidente della Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica (S.S.I.M.A.)

 

 

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