Rasāyana

Estratto da un testo del dott. Ernesto Iannaccone

Rasāyana

Il significato del termine rasāyana è così illustrato dalla Caraka Saṃhitā

La terapia rasāyana è il mezzo per ottenere l'eccellenza di rasa e degli altri tessuti.

La comprensione di questa definizione richiede un approfondimento grammaticale. Il termine rasāyana costituisce un composto ottenuto a partire dall'unione dei due temi nominali rasa ed ayana.

Rasa è il nome del primo dei sette dhātu, i costituenti fondamentali o "tessuti" del corpo. Afferma Suśruta:

Del nutrimento fatto di cinque elementi, che è sestuplice, che ha sei sapori, due od otto potenze, che possiede molteplici qualità e che è stato ben trasformato, l'essenza brillante e più sottile è chiamata rasa. La sua sede è il cuore. A partire dal cuore, entrando nei ventiquattro canali circolatori di cui dieci sono diretti verso l'alto, dieci verso il basso e quattro lateralmente, essa nutre, sostiene e preserva il corpo intero mediante la propria azione il cui effetto è invisibile. — Suśruta

Ed il medesimo testo specifica cosi l'origine grammaticale del termine rasa:

Il tema rasa va inteso nel senso di gati, "movimento"; si muove sempre e da ciò il nome rasa. — Suśruta

Ora, la maggior parte dei nomi in sanscrito origina da temi verbali: tuttavia, delle due radici √ras conosciute, la prima designa il rombare del tuono e più in generale suoni intensi come grida e lamenti, mentre la seconda si riferisce ad un'esperienza percettiva specifica, quella del gusto, di carattere astratto come il gusto estetico, o di carattere concreto come il gusto dei cibi. Nulla dunque che giustifichi l'idea di movimento. Viene in soccorso il fatto che nel sanscrito le lettere r e l sono contigue e spesso intercambiabili tra loro. Il termine rasa può allora essere ricondotto alla radice √las, che significa "muoversi", "danzare", ma anche "brillare" e "manifestarsi". Rasa è dunque qualcosa che si muove, ma anche qualcosa che brilla, che risuona (grazie alla sua pulsazione o spandana) e che ha natura liquida (per via della sua associazione con la percezione gustativa).

Il termine ayana deriva dal tema verbale √i, "andare", con l'apposizione del suffisso d'azione -ana. Ayana è dunque un nome d'azione: il suo senso letterale è "il fatto di andare" e, per estensione, il "percorso". Il termine ayana richiama qualcosa di elevato, poiché designa in primo luogo il movimento e la traettoria del sole nel cielo. Rasāyana vuoi dire dunque "il percorso di rasa". Ora, rasa ha come compito primario quello di circolare per tutto il corpo, nutrendo e supportando gli altri tessuti. Ciò che promuove l'eccellenza di rasa, pertanto, agirà favorevolmente su tutti i costituenti del corpo.

Le modalità di circolazione di rasa sono, per la verità, conosciute in modo più metaforico che reale. Dice Susruta:

Esso (rasa) circola sottilmente ed in modo distinto nel corpo intero come un flusso continuo di suono, di fiamma e di acqua. — Suśruta

dove il suono, la fiamma e l'acqua sarebbero rispettivamente la direzione orizzontale, ascendente e discendente, secondo l'interpretazione del commentatore Ḍalhāṇa.

Un ulteriore punto riveste importanza: secondo una dottrina esposta sia da Caraka che da Suśruta i principali tessuti corporei sono in numero di sette e si formano in successione l'uno dall'altro. Afferma Suśruta:

Dalla linfa (rasa) nasce il sangue, dal sangue la carne, dalla carne il grasso, dal grasso l'osso, dall'osso il midollo, dal midollo il seme. — Suśruta

La linfa è il primo e più fondamentale dei tessuti corporei perché è da essa che originano tutti gli altri. Un'alterazione od una carenza a livello della linfa si ripercuoterà inevitabilmente su tutto ciò che da essa dipende. Ed affermazioni sul ruolo fondamentale svolto dalla linfa nella costituzione del feto si ritrovano nei capitoli dedicati all'embriologia.

Sostiene Caraka:

L'embrione è il prodotto della linfa nutriente. Senza linfa nutriente nemmeno la madre potrebbe vivere, come potrebbe dunque l'embrione nascere? —  Caraka

Gli autori ayurvedici fanno a questo punto un'osservazione pratica e piena di buon senso: nei giovani la condizione di rāsa e degli altri tessuti è generalmente e spontaneamente buona, mentre negli anziani essa tende gradualmente ad impoverirsi. Per questo motivo una terapia volta a migliorare lo stato di rasa e degli altri dhātu riporterà l'organismo alle condizioni proprie della giovinezza. Ciò che è rasāyana, dunque, è anche vayaḥsthāpana.

Questo termine è un composto formato da due parti: vayas, età, e sthāpana, che è un nome d'azione derivato dalla coniugazione causativa del verbo stha, "stare". Vayaḥsthāpana è letteralmente "ciò che stabilizza l'età". Caraka e Suśruta lo utilizzano in modo ancora più radicale, nel senso di "ciò che ripristina l'età (giovane)". La loro motivazione è perfettamente logica: non ha senso allungare la vita di un anziano senza riportare indietro l'orologio biologico.

Come si vedrà dalle descrizioni degli effetti dei rasāyana, la loro azione si esplica in due fasi successive: prima l'individuo ritorna giovane e poi mantiene la giovinezza per un periodo che può essere anche estremamente lungo.

Suśruta fornisce invece una spiegazione più ampia del termine rasāyana, che non è di natura grammaticale ma tiene conto del concetto di vayaḥsthāpana e di altri effetti dellaterapia. Egli dichiara:

È chiamata scienza dei rasāyana (rasāyana tantra) quella (conoscenza) che ripristina la giovinezza (vayaḥsthāpana), promuove la longevità (āyuṣkara), l'intelligenza (medhākara) e la forza (balakara), ed è in grado di curare i disordini (roga apaharaṇa)Suśruta

Ḍalhāṇa, il principale commentatore di Susruta1, si mantiene prudente sul senso da dare all'espressione vayaḥ sthāpana:

Vayaḥsthāpana è ciò che permette di vivere cento anni; l'espressione āyuṣ kara significa "ciò che fa vivere perfino più di cento anni"—  Ḍalhāṇa

Altri pensano però che il termine vayaḥsthāpana significhi "ciò che cancella la vecchiaia e fa rimanere giovani molto a lungo".
La terapia rasāyana è dunque una terapia di ripristino e di stabilizzazione della giovinezza e come tale è insegnata nei testi classici dell'Āyurveda.

 

1Vissuto nel dodicesimo secolo, secondo Meulenbeld 1999.

 


(Estratto da: Formule d'immortalità — La terapia rasāyana nei testi classici dell'āyurveda, di Ernesto Iannaccone, ed. Lakshmi, 2012)

 

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Dr. Ernesto Iannaccone

Medico Specialista in igiene e medicina preventiva, si occupa di Āyurveda dal 1985.
Si è formato con lunghi periodi di soggiorno e di studio in India presso svariate istituzioni ospedaliere ed universitarie.
Esperto in sanscrito e nella traduzione di testi classici.
È autore di diversi libri sull’Āyurveda.

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