Interpretazione dell’ansia in Āyurveda

Interpretazione Dell’Ansia In Āyurveda | Ayurvedic Point©, Milano
Dr. Antonio Morandi

Introduzione

Il termine Āyurveda definisce la Medicina Tradizionale Indiana ed è un termine in sanscrito (antica lingua indiana) che deriva dall'unione di due parole: Ayus e Veda. Il termine Veda indica “conoscenza” mentre Ayus sta ad indicare "vita” nella sua durata, quindi Āyurveda significa “scienza della conoscenza della durata della vita” o “scienza della conoscenza della vita nella sua durata”.


In Āyurveda la vita viene intesa come una continua interazione tra corpo, organi di senso, mente, anima, ed un essere vivente come un continuo feedback fra percezione sensoriale, elaborazione mentale e risposta adattiva all’ambiente. La relazione tra corpo e mente era già ben descritta migliaia di anni fa nei testi classici di Āyurveda.
L'Āyurveda come Medicina Tradizionale, come sistema filosofico, e come conoscenza scientifica, si prefigge quattro scopi fondamentali: prevenire le malattie, curare la salute, mantenere la salute, promuovere la longevità.

Il termine usato in Āyurveda per indicare “salute/sano” è Svastha che letteralmente significa "stabilizzarsi nel sé" o "nella condizione propria a sé stessi".

Da ciò si evince come il concetto di salute sia considerato una condizione naturale dell'uomo e la malattia invece come un'allontanamento da una condizione di normalità.

Il grande medico ayurvedico Sushruta (V sec. a.C. circa) così definisce lo state di salute:

L'individuo sano è colui che ha gli umori, il fuoco digestivo, i componenti tissutali e le funzioni escretorie ognuno in buon equilibrio, e che ha lo spirito, i sensi e la mente sempre compiaciuti.

Questa definizione considera i tre principali aspetti della vita della persona: corpo mente e spirito e rappresenta la realtà in modo così completo che l'O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fatto letteralmente proprie queste parole nella sua descrizione circa lo stato di salute che così si esprime:

La salute è uno stato di pieno benessere fisico, psichico e sociale.

Uno dei principi fondamentali dell'Āyurveda è considerare l'uomo come una miniatura della natura: la natura è il macrocosmo, l'uomo è il microcosmo; ciò significa che i principi, gli elementi ed i processi presenti in natura sono gli stessi presenti anche nell'uomo; in sintesi quello che si trova fuori dall’uomo lo si ritrova anche dentro.

Secondo la visione Ayurvedica la molteplicità del reale e dell’Universo deriva dalla combinazione di Cinque Elementi di base: Spazio, Aria, Fuoco, Acqua e Terra. Questi elementi rappresentano stati diversi e percepibili della densità della materia e, come tali, si esprimono con modalità e proprietà differenti dando origine alla natura ed agli esseri viventi, determinandone inoltre strutture e funzioni.

Le varie combinazioni dei Cinque Elementi, nell’espressione del reale, definiscono tre principi chiamati Dosha: Vata Dosha, Pitta Dosha e Kapha Dosha. In modo molto semplice possiamo definire questi principi come espressioni articolate delle proprietà della materia che, con struttura e caratteristiche proprie, governano tutte le funzioni psico-fisiologiche dell'individuo. Secondo l'Āyurveda ogni individuo è l'espressione unica ed irripetibile della combinazione di questi tre Dosha, le cui prevalenze e proporzioni identificano le varie tipologie costituzionali.

Vata Dosha, derivato dalla combinazione di Etere ed Aria, è definito essere il principio del movimento ed in un organismo governa tutto ciò che si muove e che si diffonde, per sua natura è sottile, freddo, instabile ed irregolare.
Pitta Dosha derivato dalla combinazione di Fuoco ed Acqua, è definito come principio della mutazione ed è in relazione al concetto di trasformazione sequenziale, quindi anche al calore ed alla sua produzione, ai processi digestivi e a quelli metabolici.
Kapha Dosha derivato dalla combinazione di Acqua e Terra, è il principio della coesione e stabilità, ed è in relazione alla struttura, alla densità, alla crescita volumetrica ed al mantenimento delle omeostasi.

Spesso solo uno o due Dosha predominano ed influenzano la nostra personalità e costituzione fisiologica. La costituzione individuale, chiamata Prakriti in sanscrito, è quindi determinata dalla composizione e prevalenza dei singoli Dosha e definisce non solo il nostro assetto psicofisico, ma anche le predisposizioni individuali verso possibili squilibri e malattie.

L’Āyurveda si basa sul principio che “il simile aumenta il simile ed il dissimile diminuisce il dissimile”, ragion per cui se una costituzione esprime un Dosha prevalente e viene esposta ad ambiente, situazioni o cibi che esprimono lo stesso Dosha di base, tende ad aumentare fino all’eccesso le qualità stesse della propria natura. Ciò porterà ad uno squilibrio iniziale e nel tempo se non adeguatamente corretto, sfocerà in una malattia definita e riconoscibile come tale. La conoscenza della nostra personale ed unica costituzione, è quindi di primaria importanza per una gestione consapevole della nostra vita, per una corretta prevenzione di possibili disturbi e quindi per mantenere la salute. Errate abitudini, stile di vita, alimentazione, stress e repressione emozionale con le loro naturali espressioni doshiche possono agire sbilanciando l'equilibrio dei Dosha di un individuo e producendo alterazioni del metabolismo e della fisiologia dei tessuti e quindi alla produzione ed accumulo di elementi anomali, dismetabolici, tossine chiamate in sanscrito Ama (cibo non cotto). Queste tossine entrano in circolo e si distribuiscono in tutto l'organismo bloccando i canali che secondo l'Āyurveda collegano funzionalmente tutti i tessuti corporei. L'intossicazione influenzerà progressivamente l'organismo a tutti i livelli, alterando le sue relazioni e comunicazioni, portando all'espressione dello stato di malattia. Ogni malattia è quindi l'espressione di un'accumulo di tossine - Ama.

In termini occidentali queste tossine - Ama, per le loro caratteristiche descritte nei testi classici ed in particolare per la loro lipofilia, presentano notevoli similarità con i radicali liberi, considerati dalla medicina moderna fra i principali responsabili di molte malattie e dei fenomeni degenerativi dell'invecchiamento. Alla luce di ciò è interessante considerare che sia i trattamenti disintossicanti ayurvedici, come il Panchakarma, di cui parleremo in seguito, che molti rimedi farmacologici hanno una fortissima proprietà antiossidante documentata in diversi studi scientifici.

L'Āyurveda indica quindi come chiave alla prevenzione delle malattie e alle manifestazioni degenerative dell’invecchiamento, l’eliminazione delle tossine accumulate e la limitazione della loro formazione, attraverso l'adozione di appropriate abitudini alimentari, routine di vita, e particolari programmi di disintossicazione.

Oltre alla prevenzione primaria che deriva dall’analisi costituzionale, una delle caratteristiche salienti dell’Āyurveda è la possibilità, per il medico ayurvedico, di valutare un eventuale disequilibrio negli stadi iniziali, prima dell'espressione sintomatica conclamata, consentendo quindi un intervento terapeutico precoce e tempestivo.

L'Āyurveda, la Medicina Tradizionale Indiana, considera la mente come parte integrante e non scindibile dell’essere vivente. Corpo, mente e anima sono stadi diversi di uno stesso sistema interrelati e comunicanti fra loro. L’uomo interagisce con l’ambiente attraverso i cinque sensi, i cui impulsi sono convogliati verso il sistema nervoso centrale dove sono elaborati, integrati con memorie associative, e verificati con un peculiare “serbatoio archetipico”, in un complesso modello di realtà che autoafferma sé stesso. Sulla base di questo modello l’uomo apprende ed elabora informazioni che consentono alla fisiologia di reagire adeguatamente all’ambiente circostante e agli stimoli ricevuti. Questa relazione determina la struttura psicologica individuale e conseguentemente la salute psicofisica e l’equilibrio generale dell’organismo. Quindi la salute mentale dipende dalle relazioni che un organismo stabilisce con l’ambiente. In Āyurveda si determina l’attitudine psicofisica individuale ossia la natura dell’individuo, chiamata Prakriti, se ne definisce poi la sua deviazione, detta Vikriti e, bilanciando i Dosha (le tre energie primarie secondo l’Āyurveda, Vata principio del movimento, Pitta principio della trasformazione, Kapha principio della coesione), si tratta contemporaneamente mente e corpo attraverso rimedi che includono scelte e cambiamenti di vita e soprattutto della sua percezione.

L’Āyurveda quindi non riconosce specificamente una nosologia indipendente dalla condizione umana, e si adatta perfettamente all’aforisma ippocratico che dice che non è tanto importante dare un nome alla malattia ma piuttosto sapere chi è ammalato. L’Āyurveda guida il paziente, verso la conoscenza della propria natura e su come utilizzare nel modo più appropriato la mente, a modificare quindi l’interazione con l’ambiente, la sua percezione al fine di raggiungere uno stato ottimale di salute. In una parola cambiare la vita, la consapevolezza, le abitudini e le percezioni che hanno deviato il percorso di salute.

La condizione che viene individuata in occidente come ansia quindi non è vista come un’entità nosologica pura, ma come una risposta complessiva di un individuo con una determinata costituzione ad un determinato stimolo ambientale. Questa risposta acquisterà valore patologico solo quando le sue manifestazioni costituiranno una forte diminuzione della qualità percepita e/o oggettiva della vita di relazione. Possiamo dire che da un punto di vista Ayurvedico le varie tipologie di stato ansioso sono in realtà definite dal paziente stesso e dalla sua modalità di reazione dinanzi ad un evento. In generale, considerando le manifestazioni sintomatologiche tipiche espresse in uno stato d’ansia quali paura e movimenti fisici e mentali diretti alla fuga e/o evitamento, spesso incoerenti e non adattivi, è evidente come l’ansia sia in diretta relazione con un eccesso di qualità correlate con il movimento. È quindi prevedibile che la costituzione che sarà più prona allo sviluppo dell’ansia sarà a dominanza Vata, dove le qualità del movimento e le sue conseguenze, sono maggiormente espresse in modo fisiologico a livello sia fisico che mentale. Tuttavia, ad un esame più attento si potranno correlare altre evidenze che permetteranno di distinguere le varie tipologie di manifestazione ansiosa classificate in occidente ad esempio come disturbo ossessivo compulsivo o come disturbo di panico o fobico in dipendenza di diversi fattori individuali ed ambientali.

Per spiegare meglio il punto di vista Ayurvedico sui disturbi mentali e nello specifico sull’ansia possiamo prendere in considerazione un evento X che turba un flusso di pensieri e di attività e osservare le conseguenze secondo le singole costituzioni del flusso di pensiero e delle azioni correlate. È ovvio che questo esempio è di natura didattica e considera quindi gli aspetti puri delle costituzioni e non le combinazioni e sfumature della realtà che portano alla variabilità della natura umana. Dobbiamo inoltre considerare che le costituzioni quando sono in equilibrio mostrano l’attitudine comportamentale e di pensiero specifica tipica della costituzione e che si manifesta come problema clinico solo quando disturbata in partenza. Un individuo di costituzione Vata in presenza dell’evento X inizierà in virtù delle qualità che lo identificano legate al movimento ed all’irregolarità, a disperdere il flusso di pensiero, disintegrando relazioni concettuali e allentando l’aderenza al principio di realtà, portando alla sensazione finale di paura. I pensieri acquistano e manifestano in eccesso le qualità di Vata e rendono impossibile, o solo puramente casuale, la risoluzione del’ostacolo. Tutto l’organismo seguirà specularmente l’eccessiva espressione delle qualità di Vata determinando non solo l’aspetto comportamentale ma anche la sintomatologia fisica tipica degli stati di ansia, tremori, perdita di coordinazione, aumento della peristalsi, alterazioni cardiovascolari.

Un individuo di costituzione Pitta, dominata quindi dalle qualità legate alla trasformazione e che esprime un pensiero caratterizzato appunto dalla sequenzialità e quindi razionalità legata alla trasformazione di una cosa o pensiero in un altro risponderà all’evento X con una coazione a ripetere, continuerà a insistere sull’evento X tentando di trasformarlo secondo le regole conosciute e non cercherà una soluzione diversa. Tenterà di ricondurre l’evento nuovo e sconosciuto al conosciuto, di piegare, trasformare la natura dell’evento X. Questo comportamento trasformativo non avendo esito genererà calore e movimento. Anche in questo caso le stesse qualità alterate di pensiero le ritroviamo a livello comportamentale dove l’accumulo di calore e movimento si esprimerà talvolta in rabbia, comportamenti violenti e l’incapacità di capire, trasformare porterà ad una coazione a ripetere tipica del pensiero ossessivo compulsivo nella ricerca di una conclusione perfetta e conosciuta.

La tipologia a prevalenza Kapha invece in funzione delle sue qualità legate alla coesione ed al contenimento, aspetta, si immobilizza in attesa della soluzione spontanea della crisi derivata dall’evento X. Si richiude in uno stato incistato proteggendosi. L’inazione porta però alla stasi, all’accumulo, alla pesantezza, al freddo dell’inerzia definendo quello che è riconoscibile come uno stato depressivo. L’incapacità di stabilire contatti, il ritiro della libido rende impossibile la percezione reale dell’evento X e relega questi pazienti in un loro stato di realtà di attesa permanente e impotente.

Possono ovviamente essere presenti anche combinazioni costituzionali che determineranno innumerevoli sfaccettature comportamentali e di pensiero. Gli attacchi di panico ad esempio sono una combinazione
La terapia sarà sempre centrata sull’individuo, le sue manifestazioni e le sue relazioni interne ed esterne piuttosto che sulle manifestazioni specifiche del disordine.

A questo riguardo è interessante rilevare la modalità multidimensionale dell’approccio terapeutico ayurvedico. La mente è considerata come un dravya, cioè una sostanza con proprietà di “qualità” e “azione” su cui possono agire altre sostanze con “qualità” ed “azioni” secondo la regola allopatica del simile che accresce il simile e diminuisce il dissimile, e come tale viene trattata nella pratica terapeutica.

L’Āyurveda prevede quindi i trattamenti, psicologici, fisici, farmacologici, nutrizionali e modifiche dello stile di vita che hanno un effetto globale sull’individuo a tutti i livelli. Da questa considerazione emerge l’importanza che in Āyurveda rivestono i trattamenti fisici nella terapia dei disturbi pschiatrici ed in quelle situazioni dove la consapevolezza è lontana o non accessibile.

Le tecniche di cura adottate dalla Medicina Ayurvedica sono svariate e comprendono azioni volte al riequilibrio sia del corpo che della mente e delle loro relazioni con l'ambiente. L’obiettivo finale è sempre teso a ritrovare un giusto equilibrio fra l’espressione dei Dosha dell’individuo e quelli dell’ambiente. In breve possiamo individuare una serie di azioni terapeutiche che vengono effettuate attraverso:

  • corpo: attenta valutazione della nutrizione, utilizzo di piante o minerali con particolare azione farmacologica, trattamenti fisici esterni effettuati con manipolazioni e tecniche particolari utilizzando svariati materiali (olii medicati, polveri di piante ecc.), terapie disintossicanti note genericamente con il termine Panchakarma.
  • sensi: secondo l'Āyurveda, lo squilibrio deriva da un errato uso dei sensi, quindi così come i sensi possono essere veicolo di squilibrio possono essere veicolo anche di riequilibrio. Per cui vengono considerati tutti i trattamenti, quali aromi, musica, consapevolezza dei sapori dei cibi, spazi forme e colori, stimolazioni tattili e di contatto, mirati ad una sollecitazione sensoriale adeguata ad una precisa risposta terapeutica.
  • comportamento: inteso come ciò che ci lega all'ambiente, privo di alcun riferimento morale, e comprendente per esempio i ritmi psicofisici legati agli orari giornalieri, alle modificazioni stagionali ed ai ritmi della natura in generale. È facile intuire come le variazioni ambientali legate all’ecosistema implichino una variazione dell’espressione dei Dosha che influenzano i Dosha degli esseri viventi.
  • mente: l'Āyurveda pone particolare accento sull'ecologia della mente e dei suoi processi come chiave dell'equilibrio individuale in quanto legata ai meccanismi adattogenici e suggerisce diversi metodi di riequilibrio basati su tecniche di meditazione e yoga.
  • ambiente: l’ambiente è la sorgente degli stimoli sensoriali che possono determinare il nostro equilibrio, e l’Āyurveda ne prevede quindi una analisi accurata attraverso la scienza vedica chiamata Vastu.

L'Āyurveda è quindi in realtà molto di più di una semplice medicina, essa indica piuttosto un indirizzo di vita all'insegna della regolarità ed armonia, espresso nei suoi tre componenti fondamentali ossia: attività, nutrimento e riposo.

 


 

Immagine: Krisha che combatte gli eserciti del demone Naraka: pagina dal manoscritto Bhagavata Purana, acquerello opaco e inchiosto su carta, 1540 ca. - The Met's collecion of Asian Art
Dr. Antonio Morandi Medico Ayurvedico | Ayurvedic Point©, Milano

Dr. Antonio Morandi

Direttore della Scuola Ayurvedic Point


Medico, Neurologo ed Āyurveda Vaidya (Āyurveda Academy, Pune, India - Joytinat International College of Āyurveda), è co-fondatore, assieme a Carmen Tosto, di Ayurvedic Point di cui è Chairman e Direttore dal 2002 della Scuola di Āyurveda “Ayurvedic Point”, certificata ISO 9001:2015 e il cui Corso per Tecnici è qualificato secondo la normativa UNI 11756:2019. Il Dr. Morandi è anche Presidente della Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica (S.S.I.M.A.)

 

Autore
Author: jole