Harihara o Śankara-Nārāyaṇa rappresenta una "forma sincretica di Śiva e Viṣṇu", un amalgama tra i culti Śaiva e Viṣṇava. Secondo il Saurapurāṇa del X secolo, uno dei vari Upapurāṇa che raffigurano lo Śaivismo, la forma Harihara di Śiva rappresenta una miscela di tratti di Śiva e di Viṣṇu. È il risultato di una sorta di coalizione tra due sette che si sono a lungo contese la supremazia.
La parola del mese
Glossario ayurvedico
a cura del dr. Ernesto Iannaccone.
Il termine upāya è parte integrante del lessico buddista e dello shivaismo del Kashmir, dove ha il significato di "mezzo" o "espediente" per un risultato spirituale. Lo si ritrova con lo stesso valore anche nei Nyāya Sūtra, verso 4.2.46.
Caraka lo utilizza in Sar.5.9:
Kiṃ mūlā bhagavan pravrttih nivṛttau ca ka upāya iti - Quali, o Signore, sono le cause del coinvolgimento e quali i mezzi (upāya) per giungere al distacco?
a cura di Carmen Tosto
Anupāna (anu+pāna dove anu viene tradotto con "prima" e pāna con "assunzione di una sostanza"), indica di norma una sostanza che viene assunta prima, durante o dopo la somministrazione di un farmaco ayurvedico, allo scopo di esaltarne le proprietà medicamentose e favorirne l’ottimale distribuzione ed assorbimento.
a cura di Carmen Tosto
La parola Bhagavān di norma indica il dio o semi-dio, si riferisce comunque ad una posizione di onore. La parola ha diversi significati come: buona fortuna, felicità, bellezza, amore, affetto, dignità, eccellenza, ecc.
a cura del dr. Ernesto Iannaccone
Il termine più antico e comune per indicare le piante medicinali è oṣadhi, con la sua variante oṣadhī.
a cura del dr. Ernesto Iannaccone
Il termine pṛthivī, di genere femminile, è la forma modificata di pṛthvī, femminile del termine pṛthu, “ampio”, che è ottenuto a partire dal tema √prath (prakhyāne), “estendersi”.
Pṛthivī sottolinea dunque la natura vasta della terra.
a cura del dr. Ernesto Iannaccone
Il termine ap è un vocabolo di genere femminile che nella lingua classica si declina solo al plurale (āpaḥ; apaḥ) e designa l’acqua o meglio le acque.
Nella cultura sanscrita si tendono ad associare all’acqua i concetti di femminilità, fertilità e pluralità.
a cura del dr. Ernesto Iannaccone
(indoeuropeo √ag- lat: ignis)
Derivazione del termine agni:
«Aṅgati ūrdhvaṃ yaty agniḥ» - «Agni si muove e va verso l’alto» √Ag (gatyarthaḥ) + ni → agni
a cura del dr. Ernesto Iannaccone
Il termine vāyu deriva dal tema √vā (gatigandhanayoḥ) + uṆ (Uṇ, 1.1) e l’infisso yuK vā+y+u → vāyu
Vāyu significa ciò che si muove (in modo intenso). Una caratteristica del movimento di vāyu è che esso avviene in tutte le direzioni e non soltanto nella direzione ascendente, come per il fuoco, e nella direzione discendente, come per l’acqua.
Ākāśa
a cura del dr. Ernesto Iannaccone
Il termine è di solito ottenuto a partire da ā + √kāś (dīptau), “brillare”, +GHaÑ → ākāśa