Yogapaṭṭa

A portrait of a devotee seated in meditation (using a Yogapaṭṭa). 19th century (early). Drawing on paper. Rajasthani-style (14.3 x 9.9 cm). Museum No.: 1914,0217,0.15

Yogapaṭṭa

a cura di Carmen Tosto

Yogapaṭṭa significa letteralmente "tessuto per lo yoga"

Questa è la fascia di stoffa usata per tenere le gambe incrociate saldamente in posizione mentre si pratica la meditazione yogica. Si avvolge intorno alle due gambe a livello del ginocchio, le gambe rimangono leggermente sollevate. Può però essere arrotolato anche in altri modi.

È un termine tecnico che viene usato nel processo di “dare” sanyāsa o i voti monastici. È l'atto di dare il nome monastico al discepolo appena ordinato dopo aver tenuto un panno sopra la sua testa ed aver recitato alcuni versi della Bhagavadgītā: da quel momento il discepolo è competente per ordinare altri in sanyāsa e quindi guidarli.

Monier-Williams definisce yogapaṭṭa nel suo dizionario sanscrito-inglese come il tessuto gettato sopra la schiena e le ginocchia di un devoto durante la meditazione
Analogamente, nel suo Glossario Epigrafico Indiano, Dineschandra Sircar definisce lo yogapaṭṭa come una «banda usata dagli asceti per mantenere le loro membra in una posizione di rigidità» e il termine correlato yogapaṭṭaka come «un indumento indossato durante la contemplazione».

Nella tradizione del Pātañjalayoga cominciamo a vedere più riferimenti al yogapaṭṭa in un contesto esplicitamente yogico. Quando Patañjali afferma che la postura (āsana) diventa stabile (sthira) e confortevole (sukham) in PYŚ1 2.46, il commento (bhāṣya) fornisce un elenco di una dozzina di posizioni raccomandate. Uno di questi āsana è sopāśraya (lett. "con il supporto"), che, sebbene i dettagli non siano forniti nel bhāṣya, viene interpretato dai commentatori successivi come un āsana in cui lo yogin impiega un yogapaṭṭa — attestando quindi l'uso di oggetti di scena meditativi in Pātañjalayoga.

Nota

1PYŚ: Patañjali Yoga Sūtra

Autore
Author: Super User

Glossario Ayurvedico

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