Duḥkha

Opera dell'artista ratnakar ojha, qui scelta per rappresentare il concetto di Duḥkha (dolore)
a cura di Carmen Tosto

Duḥkha viene spesso tradotto con "dolore" ma le sfumature del suo significato sono molteplici e dipendono dal contesto in cui è collocata la parola.

Secondo il Vaiśeṣika è uno dei diciassette guṇas (“qualità”), questi guṇa sono considerati e trattati come padārtha. Questi padārtha rappresentano tutto ciò che esiste che può essere conosciuto e nominato. Insieme alle loro suddivisioni, cercano di spiegare la natura dell'universo e l'esistenza degli esseri viventi.

Duḥkha significa anche disagio, inquieto, spiacevole, una sorta di disagio esistenziale dell’uomo.

Nella visione di Patañjali, Duḥkha è concepito come una sorta di malattia universale ed il rimedio prescritto dallo Yoga consiste nel realizzare il completo isolamento dello spirito per mezzo della conoscenza discriminativa.

Lo Yoga sostiene che l’uomo è sempre stato libero, ma la consapevolezza del dolore universale è la sola che gli consenta di conseguire una conquista cosciente di questa sua libertà dalla sofferenza che costantemente si rinnova nel saṃsāra.

Secondo il Jainismo Duḥkha si riferisce al "sentimento di miseria" ed è una delle cause che portano all'afflusso di karma che estendono sentimenti spiacevoli.

Nel Buddismo Duḥkha è “sofferenza" e si riferisce alla prima delle "quattro nobili verità" (caturāryasatya) come definite nel Dharma-saṃgraha.
Il Dharma-samgraha è un ampio glossario di termini tecnici buddisti in sanscrito. L'opera è attribuita a Nagarjuna, vissuto intorno al II secolo d.C.

Autore
Author: jole

Glossario Ayurvedico

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